Ci sono otto siti nucleari conosciuti, più il Cisam (ovvero Centro interforze sviluppo applicazioni militari) di San Piero a Grado in provincia di Pisa, di cui si sa solo che dispone di un reattore nucleare di ricerca. Tre di questi luoghi si trovano in Piemonte – la centrale di Trino Vercellese, e gli impianti di trattamento di Saluggia e Bosco Marengo -, due sono nel Lazio – l’impianto di Casaccia e la centrale di Latina -, e i tre restanti sono dislocati in Emilia Romagna – centrale di Caorso -, Campania – centrale di Garigliano – e Basilicata – impianto di Rotondella.

Tutto chiaro? No, perché lo stesso sito indica nelle Faq sul proprio sito che ci sono rifiuti radioattivi “presso alcuni centri autorizzati all’interno di appositi depositi temporanei in attesa di essere trasferiti al Deposito Nazionale“. Per capire quali siano mi è toccato setacciare la rete. Alla fine ho trovato un elenco di luoghi con rifiuti radioattivi pubblicato da Amici Della Terra. Oltre ai siti che vi ho detto ci sono i depositi Campoverde di Milano e Tortona, I reattori Essor e Ispra ed il CCR Euratom di Ispra, il Deposito CEMERAD di Statte, il Deposito PROTEX Forlì, il Reattore L54M CESNEF di Milano ed il reattore LENA Pavia
rifiuti radioattivi stoccati nei vari depositi ammontavano nel 2010 a 90.000 metri cubi. Dati più recenti fanno riferimento ai metri cubi di scorie - 28.194,19 – ed alla radioattività prodotta: 3.111.361,1 GigaBecquerel – giusto per fare un confronto, dal tetto scoperchiato del reattore di Chernobyl, all’1.23 del 26 aprile 1986, si stima che fuoriuscirono 12 milioni di TeraBecquerel di materiale radioattivo.