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venerdì 28 novembre 2014
venerdì 21 novembre 2014
VetiGel: Il cerotto del futuro che curerà le ferite istantaneamente
Il cerotto sta per cambiare volto, pronto a rivoluzionare l’intero settore del soccorso d’urgenza. E non si tratterà più di un adesivo da adagiare sulla pelle, bensì di uno speciale gel che promette di fermare istantaneamente qualsiasi fuoriuscita di sangue, anche per le ferite profonde e potenzialmente letali. È questa la proposta di una giovane società statunitense: VetiGel, un polimero capace di sigillare qualsiasi taglio in poco meno di 15 secondi.
L’idea nasce dall’intuizione geniale di uno studente statunitense: utilizzare un polimero biologicamente compatibile per accelerare il processo di guarigione delle ferite. Così è nata la startup Suneris e, dopo quattro anni di esperimenti, i risultati sono ben oltre alle aspettative.
lunedì 17 novembre 2014
Solid Rain: Acqua in polvere come soluzione alla siccità!
SI CHIAMA SOLID RAIN, ARRIVA DAL MESSICO ED E’ ACQUA IN POLVERE anche se a prima vista assomiglia allo zucchero.
L’idea dell’ingegnere chimico Sergio Rico è un rimedio contro la siccità che potrebbe rivoluzionare la vita dei contadini di tutto il mondo. Ci sono aree del mondo in cui il cibo scarseggia, la popolazione soffre per fame e l’economia agricola è spesso bloccata. Colpa delle rare piogge, dei periodi di clima troppo secco, dei terreni aridi. Ma alla carestia può esserci un rimedio, è questa l’idea dell’ingegnere chimico Sergio Rico, inventore del rivoluzionario prodotto Solid Rain per migliorare la siccità delle campagne messicane. È una polvere che assomiglia allo zucchero. Non è dannosa per l’ambiente, minimizza i tempi di lavoro, incrementa la resa, fa risparmiare tempo e…acqua. Si acquista per 25 dollari a libbra e permette la crescita delle piante anche in assenza di pioggia, trasformando la vita degli agricoltori, ma non solo.
Ispiratosi ai pannolini per neonati, che assorbono grandi quantità di liquido in uno spazio limitato, la mente ingegneristica di Sergio Rico ha sviluppato un polimero assorbente a base di potassio che assorbe acqua fino a 500 volte la sua quantità originale. Soltanto 10 grammi di prodotto assorbono un litro di acqua e si trasformano in un gel denso e trasparente da utilizzare nella coltivazione.
sabato 15 novembre 2014
SANGUE: il prelievo del futuro con le vene fluorescenti
Vi siete mai chiesti come mai odiate tanto le analisi del sangue?
Perchè tremate alla vista dell’ago, perchè qualcuno addirittura sviene pur di non vederlo?
In fondo è un pizzico, meno doloroso di un pizzicotto, ma ci fa molta paura perchè la maggior parte di medici e infermieri manca la vena. Non tutti, per carità, ci sono quelli molto bravi in grado di sentire una vena al tatto, anche nei bambini… ma sono tanti quelli che vanno alla cieca e bucano due o tre volte. O peggio, bucano e cercano la vena dopo!
Se il vostro terrore è proprio questo rilassatevi, perché dall’Australia arriva la novità che risolverà tutte le angosce legate al buco. La Croce Rossa locale sta infatti sperimentando per prima la nuova tecnica fluorescente per individuare la vena senza bisogno di drammatici tentativi. In fondo è un pizzico, meno doloroso di un pizzicotto, ma ci fa molta paura perchè la maggior parte di medici e infermieri manca la vena. Non tutti, per carità, ci sono quelli molto bravi in grado di sentire una vena al tatto, anche nei bambini… ma sono tanti quelli che vanno alla cieca e bucano due o tre volte. O peggio, bucano e cercano la vena dopo!
Nelle vene l’emoglobina è deossigenata e questo fa sì che reagisca molto meglio alla luce infrarossa, rimandandola indietro sotto forma di immagine. Illuminando la pelle con gli infrarossi, quindi, si disegnerà davanti agli occhi del medico la mappa completa delle vene, rendendogli più facile “centrarle” con l’ago.
La Croce Rossa australiana sta testando il nuovo metodo su 900 donatori di sangue, di cui almeno 300 alla loro prima esperienza. Lo scopo è quello di incoraggiare i donatori giovani e se la prima donazione avviene senza intoppi, senza traumi nè dolori, essi torneranno a farla senza dubbio. Ma questo test servirà anche alla scienza per capire la validità della luce infrarossa per questo specifico scopo, il rapporto funzionalità/costi/tempo e i vantaggi o svantaggi eventuali.
Sicuramente trovare la vena al primo colpo sarà un sollievo anche per medici e infermieri, e per gli allievi di Medicina, che non godono nel vedere i loro pazienti soffrire e perdere la fiducia che hanno nel loro mestiere.
Sicuramente trovare la vena al primo colpo sarà un sollievo anche per medici e infermieri, e per gli allievi di Medicina, che non godono nel vedere i loro pazienti soffrire e perdere la fiducia che hanno nel loro mestiere.
Fonte
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giovedì 23 ottobre 2014
APPELLO: ”Diamo un nome alla malattia di Claudia”
Quello che è certo è che si tratta di una malattia neurodegenerativa. Ma non è la sindrome di Duchenne, nè la SLA e nessun medico riesce a darle un nome specifico.
Questa è la storia di Claudia, una ragazzina pugliese di 15 anni di cui già alcuni mesi fa si era occupato il quotidiano La Repubblica e su cui la trasmissione ‘Le Iene’ ha deciso di ritornare con un ampio servizio televisivo.
Un servizio che ha dato coraggio a tutti i social di pubblicare la sua storia con tanto di video (anche in inglese) nella speranza che il maggior numero possibile di condivisioni possa far sì che dal silenzio emerga un medico capace di dare un nome al male che ha costretto Claudia su una sedia a rotelle. Oppure che si facciano vive persone con la stessa malattia.
Tutto quello che c'è da sapere…
Ricostruiamo la storia di Claudia. La sua malattia si manifesta all’improvviso a soli 5 anni di età con vomito,stanchezza, perdita di equilibrio, cadute improvvise.
Dopo 2 anni il vomito scompare ma le cadute diventano sempre più frequenti, la stanchezza non l’abbandona, l’indebolimento muscolare si fa progressivo e si presenta un dolore fisso all’ombelico. Nonostante questo, nonostante la crescita rallenti, Claudia cammina da sola fino ai 13 anni quando, nel giugno del 2013, viene colpita da una grave crisi respiratoria. Viene operata e le viene estratto un blocco di muco dai polmoni, grande come una mela, che le bloccava le vie respiratorie anche se fino ad allora non aveva mai manifestato problemi respiratori.
Dopo questo episodio e il ricovero in rianimazione per due mesi, il suo corpo cede del tutto: Claudia non riesce ad alzarsi e non cammina più, sebbene muova sia le braccia che le gambe. È in carrozzina e convive con la tracheotomia che le consente di respirare. Eppure con gioia ogni giorno va a scuola.
La sua dieta prevede carne, pasta, verdure ma se mangia latte e derivati del latte sta male e si indebolisce ulteriormente anche se dai test non risulta allergica. Oggi Claudia ha 15 anni e la sua malattia continua ad essere un rompicapo.
Le Iene hanno attivato una casella di posta per chi potesse darle una mano: info@helpclaudia.com
Guardate tutti e condividete il video se vi va di collaborare
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lunedì 19 maggio 2014
BOCCAGLIO 3D: Nuova soluzione per chi RUSSA o ha APNEE NOTTURNE
Soffrite di apnee nel sonno o il vostro partner vi dice che russate troppo?
Dal 2015 i vostri problemi potrebbero risolversi grazie ad un boccaglio stampato in 3D.
Dal 2015 i vostri problemi potrebbero risolversi grazie ad un boccaglio stampato in 3D.
La tecnologia di stampa in 3D sta prendendo sempre più piede e viene utilizzata in diversi campi, adesso anche in quello “otorinolaringoiatrico”. E’ stato infatti ideato da un team di scienziati australiani una specie di boccaglio o paragengive in grado di risolvere disturbi frequenti e fastidiosi mentre si dorme come appunto le apnee e il russamento.
Il dispositivo è in titanio e grazie alla stampa 3D può essere realizzato su misura a seconda della diversa conformazione della bocca dei pazienti che lo dovranno utilizzare. Perché è così speciale e come fa ad eliminare quei disturbi? Grazie alla sua forma: si inserisce infatti come un normale apparecchio notturno ma la sua caratteristica è quella di avere un beccuccio che rimane fuori dalle labbra in grado di portare l’aria che si trova vicina ai denti direttamente nella trachea per evitare quindi che rimanga ostruita nei tessuti della bocca creando problemi di respirazione e conseguentemente di sonno.
mercoledì 30 aprile 2014
Mai più GESSO per le FRATTURE. Il futuro è OSTEOID, il tutore 3D
Osteoid, un guanto termoplastico, non tossico e non deformabile, che può essere usato in campo medico in caso di fratture.
E’ l’ultimo ritrovato della scienza applicata alla medicina: si chiama “Osteoid” ed è un guanto termoplastico stampato in 3D che promette guarigioni immediate con tempi dimezzati o anche di più (una frattura che prima si rimarginava in un mese ora potrebbe metterci anche una decina di giorni).
Il funzionamento si basa su uno stimolatore ad ultrasuoni, che permette, a differenza del gesso che va portato sempre, di indossare il “guanto” per venti minuti al giorno.
Il prototipo realizzato è stato stampato in 3D dopo aver effettuato una scansione laser della zona del corpo da proteggere, quindi i dati sono stati elaborati da un software che ha stampato in tre dimensioni la custodia composta di due parti che si attaccano e vengono bloccate attorno all'arto fratturato.
Tempi ridotti e maggiore comodità nel gestire le difficoltà derivanti dalla cura della frattura del braccio. Un mix che potrebbe rivoluzionare il settore.
L’invenzione, che ha vinto il concorso internazionale A’Design Award and Competition, si adatta perfettamente alle linee corporee della persona, opera del designer turco Deniz Karashin, potrebbe rivoluzionare, grazie alla tecnologia dello stampaggio 3D, i metodi di cura di fratture e rotture ossee.
Comodità e velocità di risoluzione del problema, questi i punti chiave della nuova invenzione in campo di salute. E’ questo il futuro della cura delle fratture?
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