Scienziati britannici hanno sviluppato un sistema per invertire il processo di degrado dello smalto dentale, stimolando il processo di rimineralizzazione del dente che così guarisce senza la necessità di trapani, aghi o amalgama
La perdita dei minerali che compongono lo smalto rende i denti più facilmente attaccabili dagli acidi prodotti dai batteri, che poi possono causare la carie. Ma se questo processo potesse essere invertito, anziché dover ricorrere al dentista per un’otturazione o peggio un’estrazione, potremo sederci più tranquilli sulla poltrona perché sappiamo che non dovremo subire una trapanazione o altro, ma solo un intervento senza dolore che farà tornare come nuovi i nostri denti.
Questa la promessa degli scienziati del King’s College di Londra, i quali hanno creato per Reminova Ltd un nuovo dispositivo che inverte elettricamente il processo di degrado minerale.
La nuova tecnica prevede l’accelerazione del processo naturale con cui calcio e fosfato ritornano nel dente e riparano l’eventuale guasto. Questo dispositivo promuove e accelera il naturale processo di riparazione del dente. Sebbene siano decenni che si studia in odontoiatria la possibilità di sfruttare questo processo, non si era ancora arrivati ai risultati ottenuti dagli scienziati del King. Ora però il metodo potrebbe presto essere disponibile per tutti i dentisti.
Il trattamento sviluppato da Reminova si svolge in due fasi: la prima prepara la parte danneggiata dello strato esterno di smalto del dente in modo da accogliere la fase successiva, che prevede l’ausilio di una piccola corrente elettrica che spinge letteralmente i minerali nel dente, in modo che possano riparare la parte danneggiata. Il difetto viene dunque rimineralizzato in un processo indolore che non richiede trapanazioni, iniezioni e senza materiali di riempimento.
Le scariche elettriche sono già utilizzate dai dentisti per controllare la polpa o il nervo di un dente; il nuovo dispositivo utilizza invece una corrente elettrica di gran lunga inferiore a quella attualmente utilizzata sui pazienti e che non può essere avvertita dal paziente.
La nuova tecnica è stata battezzata “Electrically Accelerated and Enhanced Remineralisation” (EAER), e l’azienda pensa di poterla immettere sul mercato entro tre anni.
L’azienda è il primo spin-out del King’s College di Londra Dental Innovation and Translation Centre che è stato lanciato nel gennaio 2013. Questo centro è stato fondato per fare ricerca, sviluppare tecnologie innovative e trasformarle in prodotti.
«Il modo in cui curiamo i denti oggi non è l’ideale – spiega il professor Nigel Pitts dell’Istituto Dentale presso il King College di Londra – quando ripariamo un dente mettendo con un’otturazione, quel dente entra in un ciclo di foratura e ri-riempimento che, in ultima analisi, è come se ogni “riparazione” fallisse».
«E non solo il nostro dispositivo è delicato con il paziente e il meglio per i suoi denti, ma ci si aspetta che sia almeno altrettanto conveniente come gli attuali trattamenti dentali. Insieme al combattere la carie, il dispositivo può essere utilizzato anche per sbiancare i denti».
Insomma, sarà davvero la fine delle dolorose sedute dal dentista? Probabilmente sì, ma questo non deve essere un incentivo per trascurare l’igiene orale che è la prima arma di difesa dalle malattie dentali e gengivali.
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