venerdì 21 febbraio 2014

IMBALLAGGI ALIMENTARI: nuovi studi sulla plastica che ingeriamo

Nelle confezioni che acquistiamo quando andiamo a fare la spesa, nascosti in bottiglie, bevande e imballaggi per alimenti vi sono sostanze chimiche di sintesi che vengono usate nella lavorazione, confezionamento e conservazione dei cibi, che potrebbero danneggiare a lungo termine la nostra salute, a causa di piccole quantità di tali sostanze che penetrano nel cibo.
Lo studio degli scienziati del British Medical Journal (BMJ) avverte dei potenziali danni a lungo termine dell'esposizione a metanoli sintetici, tra cui la formaldeide.
Sostanza che seppur non tossica in quantità minime, ci può far riflettere sul largo uso che se ne fa nella vita odierna anche attraverso il consumo di alimenti in confezioni di plastica. Queste sostanze, seppur regolamentate, vengono ampiamente usate dalle industrie alimentari.
Si sa ancora poco circa l'impatto a lungo termine sul corpo umano e soprattutto a proposito di questa esposizione in alcuni momenti critici dello sviluppo, come nel grembo materno o nella prima infanzia.
Altre sostanze pericolose per la salute e note per interrompere la produzione di ormoni utilizzate in campo alimentare sono:

  • Bisfenolo A
  • Tributilstagno
  • Ftalati
  • Triclosan
E molte altre centinaia di sostanze sono coinvolte.

Gli scienziati del BMJ affermano che mentre molte di queste sostanze sono oggetto di dibattito tra gli scienziati e i politici per soddisfare gli interessi delle varie parti, i consumatori rimangono esposti a queste sostanze chimiche tutti i giorni, inconsapevolmente, avvertendo che i potenziali cambiamenti cellulari causati dai materiali a contatto con gli alimenti e, in particolare, le sostanze chimiche con la capacità di agire sugli ormoni, non sono nemmeno prese in considerazione nelle analisi di routine tossicologica. 
Purtroppo tutti noi abbiamo tracce di questi composti chimici nel nostro corpo e per questa ragione non è possibile effettuare uno studio comparativo e valutare gli effetti di decenni di esposizione a queste sostanze tra gruppi di persone che sono state esposte e persone che non lo sono state. Si può però monitorare la popolazione per stabilire i potenziali collegamenti tra le sostanze chimiche a contatto con gli alimenti e il cancro, l’obesità, il diabete e i disturbi neurologici e infiammatori, soprattutto sommato agli inquinamenti ambientali.
Ad avviare queste ricerche relative alla salute di imballaggi alimentari, rendendole pubbliche, è nato, nel 2012, a Zurigo, il Packaging Food Foundation, un’organizzazione di comunicazione scientifica.   Si tratta di una fondazione indipendente nata dalla consapevolezza dei rischi per la salute connessi ai materiali che avvolgono i nostri cibi per proteggerli dall’inquinamento esterno, ma che diventano a loro volta una fonte di contaminazione. 
Molte delle sostanze dei contenitori del nostro cibo si trasferiscono negli alimenti in vari gradi e, tra gli effetti sulla salute di queste sostanze, sono state osservate malattie cardiovascolari, asma ,obesità, alterazione della funzione tiroidea.
Il trasferimento, anche noto come "liscivazione chimica" è proprio il principale problema. I materiali sono composti da diversi prodotti chimici di base, additivi plastificanti, filtri UV, inchiostri di stampa e vernici e, la maggior parte, non è completamente inerte ed entra nel nostro cibo.

Non ha alcun senso, tranne che ragioni di utilità economica, invocare la teoria delle basse dosi non dannose, per la semplice ragione che non è applicabile a tutte le sostanze. Infatti sostanze come ftalati o il bisfenolo A agiscono sempre come interferenti endocrini e come tali il loro comportamento a basse dosi è imprevedibile. 
In conclusione, per evitare spiacevoli ripercussioni sulla nostra salute e sul nostro ambiente, sarebbe meglio evitare il più possibile l’uso di contenitori e materiali plastici in campo alimentare.

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